Lo Stato di Diritto: Sulle Garanzie Costituzionali nell’Ordinamento Europeo

Estratto dell’intervento al convegno “La Democrazia sotto Pressione: la Tutela dello Stato di Diritto attraverso la Riforma dei Trattati” tenutosi alla Sapienza il quattro aprile 2024

Articolo 2: Trattato sull’Unione Europea

L’Unione si fonda sui valori del rispetto della dignità umana, della libertà, della democrazia, dell’uguaglianza, dello Stato di diritto e del rispetto dei diritti umani, compresi i diritti delle persone appartenenti a minoranze. Questi valori sono comuni agli Stati membri in una società caratterizzata dal pluralismo, dalla non discriminazione, dalla tolleranza, dalla giustizia, dalla solidarietà e dalla parità tra donne e uomini.

La scelta di ricomprendere, attraverso questa disposizione, la categoria giuridica dello “stato di diritto” nella struttura essenziale dell’ordinamento comunitario risulta essere particolarmente rappresentativa ed esemplificativa dei fini e dei valori imprescindibili posti a fondamento del progetto di integrazione europea.

La storia della nostra civiltà, d’altronde, è stata caratterizzata, almeno sino ad ora, da un lento ma quasi costante (seppur certo non privo di involuzioni ed errori) ampliamento progressivo delle tutele giuridiche offerte all’Uomo sia in quanto individuo, sia in quanto componente di formazioni sociali complesse. Nonostante le conquiste di libertà formale portate avanti dalle Rivoluzioni francese ed americana, e quelle di libertà sostanziale ottenute attraverso la lotta sindacale e l’azione politica del movimento dei lavoratori, siano ancora oggi le basi storiche e le direttrici principali dello sviluppo delle garanzie costituzionali, è opportuno sottolineare come all’evoluzione della società e del sistema produttivo sia corrisposta una crescita speculare delle pretese di nuove e più forti tutele degli status e delle situazioni di vulnerabilità. La metamorfosi del suddito nel citoyen, del servo nell’uomo libero, non è da considerarsi un mero fatto storico, quanto piuttosto un processo di perfezionamento continuo, teso alla concretazione asintotica dei principi espressi dalla Costituzione nella realtà sociale.

Il contesto di sempre maggiore pluralità degli ordinamenti giuridici (come descritto da Santi Romano), caratterizzante lo sviluppo della civiltà occidentale (in particolare dalla rivoluzione industriale in avanti), ha determinato, paradossalmente, una progressiva relativizzazione degli ambiti di tutela dei diritti fondamentali. In questo orizzonte di varietà e diversità dei sistemi normativi e valoriali il Rechtsstaat (che sarebbe più opportuno definire come forma di ordinamento piuttosto che come forma di Stato) risulta essere ancora oggi il luogo principale in cui creare le condizioni necessarie al pieno sviluppo della persona. Alla sempre maggiore rilevanza e preponderanza della lex mercatoria nell’ambito della regolazione di ogni aspetto della vita, sembra corrispondere una riduzione proporzionale della funzione di garanzia svolta dallo Stato di Diritto.

Ciò detto, le conquiste già ottenute sono sicuramente molte, a partire dall’introduzione di sistemi di controllo giurisdizionale dell’attività della pubblica amministrazione sempre più efficaci (che costituiscono un requisito fondamentale della Rule of Law, e della tutela dei privati rispetto al potere pubblico). In tal senso, ricopre particolare importanza l’opera dottrinale e giurisprudenziale di rielaborazione costituzionalmente orientata del concetto di interesse legittimo. Un percorso dogmatico che ha reso possibile, in pochi decenni, il superamento di un’ermeneutica meramente strumentale, e la riassunzione di tale istituto nel novero delle situazioni giuridiche soggettive, ipso facto meritevoli di tutela piena ed autonoma. Questo traguardo è dovuto in buona parte ai grandi giuspubblicisti del secolo scorso, tra cui Giannini, Sandulli e Piras.

Ma quindi, e chiudo, come dobbiamo pensare oggi lo Stato di Diritto? Come un dato di fatto, o un obiettivo da raggiungere? La soluzione, come spesso accade, sta nel mezzo. I diritti e le garanzie conquistate  non sono certo poca cosa, ma darli per scontati, dimenticarli, è l’anticamera della catastrofe. Perché non è certo che, come scrisse Hegel, la storia tenda sempre alla Libertà come fine. In ogni momento possiamo cadere, perderci senza accorgercene, calpestare la Costituzione che l’Italia, anzi, gli italiani, hanno pagato con tante sofferenze. Perciò che i principi fondanti dello Stato di Diritto ed i diritti inviolabili dell’uomo siano per noi sempre idea regolativa, stella polare della nostra riflessione come studenti, e delle nostre scelte come cittadini.