Breve Memorandum sul Perché l’Italia è fuori dagli Europei

Il perché è la politica. Il calcio specchia la vita nazionale per filo e per segno, corrispondendo vittoria a vittoria, sconfitta a sconfitta.

Nell’82 non c’era Craxi al governo; ma era già in limine. Quale fu la causa e quale l’effetto, non ha senso indagare: ciò che tutti sappiamo è che alla prosperità della quarta potenza mondiale si accoppiò un trofeo con un globo d’oro.
Nel 2006, un mese prima dei mondiali, ci eravamo liberati di Berlusconi: una vittoria in sé. Poiché in patria il più era fatto, vincere in Germania era logica deduzione.
Quando abbiamo vinto gli europei tre anni fa al governo c’era Draghi. Serve dire altro? Non ci avvediamo forse tutti che il meglio c’è stato ed è ormai dietro di noi?
A marzo del 22 la Macedonia ci ha buttato fuori dai mondiali; poco dopo Draghi è caduto.

Nel quarto libro delle Enneadi Plotino disse che ἐν τῷ παντὶ τοίνυν μία ἁρμονία, nel tutto c’è una sola musica. Le vicissitudini degli elementi dell’universo sono collegate e rispondono a una medesima armonia; le sorti dell’uno influenzano le sorti dell’altro. La dottrina neoplatonica, transitata ai rinascimentali come Pico e Ficino, permise il secolare vezzo di astrologia ed alchimia. In quegli uomini molto intelligenti si parla perciò di maghi. Un mago sa come determinare qualcosa attraverso qualcos’altro, poiché tutto è connesso: agire sulla natura per agire sull’uomo. Un mago sa suonare le corde dell’universo e ricavarne le note che vuole: è un virtuoso.

Oggi il governo lascia perplessi. E siamo infatti fuori dagli europei. Se di musica si tratta, l’Italia è in preda a una bizzarra, stonata dodecafonia.

Definitivamente, rinascimentalmente: volete gli europei, i mondiali? Pensate al governo.