Quello che non sappiamo sull’ energia nucleare

Quando si parla di energia nucleare, è inevitabile pensare a scenari post apocalittici e a gravi disastri ambientali, in particolare agli incidenti di Chernobyl in Ucraina, del 1986, e di Fukushima Dai-ichi in Giappone, del 2011. In realtà, l’energia nucleare non è solo questo.

 

UN’INTRODUZIONE 

L’energia nucleare viene prodotta principalmente tramite fissione e fusione nucleare. Nella  fissione, un nucleo pesante, come l’uranio-235 o il plutonio-239,

assorbe un neutrone, diventando instabile e dividendosi in due nuclei più leggeri. Questo processo, che emette neutroni aggiuntivi e una grande quantità di energia sotto forma di calore, viene sfruttato nelle centrali nucleari. Il calore generato dalla

ssione viene utilizzato per produrre vapore, che a sua volta aziona turbine collegate a generatori per la produzione di energia elettrica. Le centrali nucleari sono quindi centrali termoelettriche, poiché utilizzano il calore e non la radiazione per generare energia.

La fusione nucleare, invece, coinvolge la combinazione di due nuclei leggeri, come deuterio e trizio, per formare un nucleo più pesante, liberando dunque una quantità di energia maggiore rispetto alla ssione. Sebbene la fusione sia stata raggiunta in esperimenti di laboratorio, come nei dispositivi Tokamak, non è ancora una tecnologia utilizzabile su larga scala. Gli ostacoli principali riguardano la necessità di temperature e pressioni estremamente elevate e la dif coltà di mantenere una reazione autosuf ciente senza un input energetico maggiore.

L’impiego della radioattività in vari settori genera ri uti che, emettendo radiazioni, necessitano di una gestione sicura per proteggere sia l’uomo che l’ambiente. Questi ri uti non provengono solo dall’industria energetica, ma anche, per esempio, dal settore medico. La gestione delle scorie dipende dalla concentrazione di radionuclidi e dai tempi di decadimento; in questo senso è fondamentale adottare misure speci che per garantire la sicurezza. Per ridurre il volume e stabilizzare chimicamente le scorie, queste ultime spesso vengono solidi cate in materiali come vetro o cemento. Le scorie a bassa e media attività vengono stoccate in depositi temporanei schermati, mentre quelle ad alta attività richiedono un con namento geologico profondo, situato in formazioni stabili a grande profondità. Questo sistema è progettato per isolare le scorie per migliaia di anni, con un monitoraggio continuo per prevenire eventuali rischi ambientali.

In Italia, i ri uti radioattivi sono attualmente stoccati in depositi temporanei. La costruzione di un deposito nazionale consentirebbe lo smaltimento de nitivo dei ri uti, ottimizzando la gestione e migliorando la sicurezza. Questo risolverebbe un problema per le generazioni future, permettendo di demolire i depositi temporanei esistenti e chiudere il ciclo nucleare in Italia.

 

L’ENERGIA NUCLEARE È SICURA?

Domanda di difficile risposta. Nel 1987, in Italia, si votò per cinque referendum, tre dei quali riguardavano l’energia nucleare. A quella data, risultavano attive quattro centrali nucleari, tutte monoreattore:

  • centrale di Latina (200 MWe con reattore Magnox) attiva dal 1964;
  • centrale Enrico Fermi di Trino (260 MWe con reattore nucleare ad acqua pressurizzata), attiva commercialmente dal 1965;
  • centrale di Caorso (860 MWe con reattore nucleare ad acqua bollente), attiva commercialmente dal 1981. Centrale di seconda generazione;
  • centrale Garigliano di Sessa Aurunca (150 MWe con reattore nucleare ad acqua bollente), disattivata nel 1982.

Con il referendum del 1987, il nucleare si bloccò. Bisogna dire, però, che in realtà in nessuno di questi tre referendum si chiedeva che le centrali nucleari fossero chiuse o abolite: non si chiedeva cioè il divieto diretto dell’uso del nucleare. Cosa chiedevano di abrogare, allora, questi referendum?

  • Veniva chiesta l’abolizione dell’intervento statale nel caso in cui un Comune non avesse concesso un sito per l’apertura di una centrale nucleare nel suo territorio. I sì vinsero con l’80,6%.
  • Veniva chiesta l’abrogazione dei contributi statali per gli enti locali per la presenza sui loro territori di centrali nucleari. I sì s’imposero con il 79,7%.
  • Veniva chiesta l’abrogazione della possibilità per l’Enel di partecipare all’estero alla costruzione di centrali nucleari. I sì ottennero il 71,9%.

Nel 2008, un decreto dell’allora governo Berlusconi (decreto legge 25 giugno 2008, 112: Disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la sempli cazione, la competitività, la stabilizzazione della nanza pubblica e la perequazione Tributaria) indicava disposizioni relative alla realizzazione nel territorio nazionale di nuovi impianti nucleari. La realizzazione di questi nuovi impianti fu annullata dal referendum svoltosi nel 2011.

 

PRO E CONTRO DEL NUCLEARE

 Ma l’energia nucleare è oggettivamente sicura per le persone e per l’ambiente? L’energia nucleare non è sicura, ma non lo sono del tutto neanche le dighe o altre infrastrutture umane. Questa affermazione, volutamente provocatoria, ha l’obiettivo di stimolare una ri essione sulla domanda stessa.

Il nucleare è il metodo che consente di produrre energia con la minore emissione di gas serra rispetto alla quantità generata (secondo l’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica – IEA – l’uso dell’energia nucleare ha ridotto le emissioni di anidride carbonica di oltre 60 giga tonnellate negli ultimi 50 anni, pari a quasi due anni di emissioni globali legate all’energia). In aggiunta, permette di risparmiare ingenti risorse economiche per i costi moderati di produzione di energia elettrica.

Non solo, a differenza di altre fonti di energia rinnovabile, il nucleare è una fonte energetica af dabile che può lavorare al massimo della potenza in maniera continuativa. Questo permette di non dipendere da condizioni naturali variabili, come nel caso di solare ed eolico. Non ultimo, con il nucleare si ridurrebbe drasticamente la dipendenza da gas e petrolio.

E’ impossibile, tuttavia, non ricordare che nel corso della storia si sono veri cati due grandi disastri legati all’energia nucleare: Chernobyl e Fukushima Dai-ichi. È importante sottolineare che, nel primo caso, l’incidente fu causato da errori di calcolo e gravi negligenze da parte dei tecnici sovietici. Nel secondo, il disastro fu conseguenza di un terremoto di magnitudo 9, che danneggiò i motori dei sistemi di raffreddamento. Questi furono prontamente sostituiti da sistemi di emergenza, che avrebbero permesso alla centrale di continuare a operare senza problemi. Tuttavia, il successivo tsunami generato dal terremoto distrusse anche i sistemi di emergenza, rendendo inevitabile l’incidente.

 

CONSIDERAZIONI CRITICHE

Fatta questa premessa, è lecito chiedersi: cosa accadrebbe in Italia, un Paese già altamente sismico, in caso di eventi catastro ci di questa portata? Si può ipotizzare, a dire il vero, che in una simile circostanza una eventuale centrale nucleare rappresenterebbe un problema secondario rispetto all’impatto devastante su un territorio con molte abitazioni poco resistenti ai terremoti.

Inoltre,  le  attuali  tecnologie  antisismiche  consentono  di  contenere signi cativamente i danni alle strutture durante un terremoto. Un’esplosione paragonabile a quella di un ordigno nucleare è da escludere, poiché le centrali civili utilizzano combustibile con livelli di arricchimento non compatibili con scopi militari. Sicuramente esistono molti rischi di tipo tecnico che vengono considerati proprio in fase di progettazione, ovvero in fase di analisi dei rischi con l’applicazione dei dovuti correttivi di riduzione del rischio.

Tuttavia, alla luce dei con itti in Ucraina e Israele, non si può ignorare il rischio di bombardamenti, che resta signi cativo. Ricordiamo come nel 1980 l’Iran bombardò in Iraq il complesso nucleare Al Tuwaitha, così come nel 1981 gli israeliani distrussero completamente una struttura di ricerca nucleare irachena. Ancora, nel periodo che va dal 1984 al 1987 l’Iraq bombardò per ben sei volte la centrale nucleare iraniana di Bushehr. Ma non solo: l’8 gennaio 1982 l’ala militare dell’African National Congress “Umkhonto we Sizwe” attaccò la centrale nucleare Koeberg, in Sudafrica, mentre era ancora in costruzione. Gli Stati Uniti, nel 1991, bombardarono tre reattori nucleari più una struttura pilota di arricchimento in Iraq. Di nuovo l’Iraq, nel 1991, lanciò missili sulla centrale nucleare di Dimona in Israele, e nel 2007 Israele bombardò un reattore siriano ancora in fase di costruzione.

Il concetto di rischio è la probabilità che si veri chi un danno, e questo vale in qualsiasi settore, attività o prodotto. Il principio che però si deve tenere in considerazione non è tanto il rischio, ma il tipo di bene cio che si ottiene a fronte di un rischio e delle possibilità di ridurre al minimo, se non addirittura eliminare, il rischio. L’analisi degli incidenti nucleari avvenuti nella storia ha guidato il miglioramento dei sistemi di sicurezza dei vari tipi di impianto. Ogni incidente ha evidenziato criticità non rilevate in precedenza e ha permesso così di elevare tutti i livelli di progettazione e sicurezza delle nuove centrali. In termini di realizzazione, ci sono sicuramente degli alti costi iniziali di realizzazione, ma di contro sussiste un ciclo di vita dell’impianto particolarmente lungo.

 

CONCLUSIONI

L’energia nucleare, oggi, rappresenta una risorsa fondamentale per diversi motivi:

  • consente di produrre energia con costi modesti, riducendo il costo dell’elettricità per gli utenti nazionali;
  • riduce drasticamente e in grandi quantità le emissioni di gas serra, contribuendo alla lotta contro il cambiamento climatico;
  • garantisce continuità di funzionamento, senza interruzioni legate a fenomeni naturali o alla dipendenza da fonti fossili come gas e petrolio.

Tuttavia, non si possono ignorare i rischi connessi al nucleare, principalmente legati a potenziali fuoriuscite di energia con conseguenze che conosciamo n troppo bene. Gli incidenti più rilevanti nella storia delle centrali nucleari civili si limitano a due casi principali: quello del 1986, dovuto a negligenze progettuali e gestionali, e quello del 2011, legato a una rara combinazione di un terremoto e uno tsunami di proporzioni dif cilmente riscontrabili in un contesto come il Mediterraneo.

Oggi, possiamo affermare che, grazie al progresso tecnologico, i vantaggi del nucleare superano di gran lunga i rischi rispetto al passato. Inoltre, analizzando i dati, si osserva che le vittime causate dagli incidenti nucleari sono nettamente inferiori a quelle provocate quotidianamente dagli incidenti stradali, senza che ciò comporti il divieto di produrre automobili.

Questo ci porta a una ri essione geopolitica: ha senso continuare a importare energia da Paesi che utilizzano il nucleare e costruiscono impianti vicino ai nostri con ni? Una simile scelta ci rende dipendenti da nazioni terze e ci espone alla presenza di impianti nucleari molto vicini al nostro territorio. Personalmente, credo che l’Italia, patria del grande Enrico Fermi, debba ripensare il proprio modello energetico. Grazie alle nuove tecnologie e alle competenze scienti che dei nostri esperti, è possibile progettare impianti nucleari sicuri e garantire il corretto stoccaggio delle scorie, direttamente su suolo patrio.